Musei di Maremma

Area archeologica di Vetulonia

Indirizzo

 Loc. Poggiarello Renzetti e Via Case di Siena – Vetulonia

Il museo

Vetulonia è oggi un piccolo borgo che domina la pianura grossetana, occupata in età etrusca dal Lago Prile, una laguna in collegamento col mare su cui si affacciava anche la città etrusca di Roselle. Col passare dei secoli fu persa memoria della città etrusca: solo gli scavi ottocenteschi intrapresi da Isidoro Falchi, medico condotto ed archeologo, portarono all’identificazione dell’antica Vetulonia con il borgo denominato Colonna di Buriano, che nel 1887 riacquistò il suo vecchio nome di Vetulonia.

Buona parte dei corredi recuperati dalle aeree archeologiche si trovano nel Museo Archeologico Isidoro Falchi in Piazza Vatluna a Vetulonia; clicca qui.

Della fase più antica, il Villanoviano (IX-VIII sec. a.C.), di Vetulonia conosciamo solo le necropoli con tombe a pozzetto contenenti le urne cinerarie. Tra la fine del IX – inizio VIII sec. a.C. le tombe a pozzetto sono inserite entro grandi circoli di pietre e compaiono le prime tombe a fossa, il riflesso di un graduale cambiamento nell’ideologia funeraria dalla cremazione all’inumazione.

Nell’ Orientalizzante a partire dagli ultimi decenni dell’VIII sec. a.C.. predomina l’uso funerario di “circoli”: tombe a fossa inserite entro circoli di pietra bianca e sormontate da tumuli di terra, che hanno restituito corredi funerari molto ricchi con oreficerie e vasi importati dall’Oriente mediterraneo e raffinati prodotti della metallurgia locale. Nel VII sec. a.C. la ricchezza della città è testimoniata dai corredi delle tombe monumentali in muratura a tholos, visitabili lungo la via dei Sepolcri.

Agli inizi del VI sec. a.C. in età arcaica Vetulonia controlla un ampio territorio dove sorgono numerosi piccoli insediamenti situati in punti strategici: i centri minerari di Selvello, San Germano, Santa Teresa e del Lago dell’Accesa, e i centri costieri di Val Berretta e Pian d’Alma. Nel V-IV sec. a. C. il tumulo di Poggio Pelliccia (aperto al pubblico), le tombe di Val Berretta e di San Germano attestano la presenza di piccoli potentati rurali che potrebbero aver sostituito il centro urbano nel controllo del territorio. Nel III sec. a.C. in età ellenistica le fonti archeologiche documentano la ripresa della città, con la costruzione di nuovi quartieri.

La città doveva essere ancora indipendente, come testimonia la coniazione di monete con la legenda in lingua etrusca VATL. Dopo la conquista romana Vetulonia divenne un municipium. Secondo Silio Italico (I sec. d.C.) vengono da Vetulonia i simboli del potere di Roma: il fascio littorio, la toga, la sedia curule e la bucina da guerra.

VETULONIA LE MURA DELL’ARCE. L’itinerario inizia nella parte più alta di Vetulonia dove sono conservati i resti dell’antica cinta muraria etrusca che difendeva la rocca della città (arce). Le mura, di cui si conservano circa 30 metri inglobati tra due alte torri medievali, sono realizzate con blocchi di forma poligonale, secondo una tecnica costruttiva diffusa tra il VI e il II sec. a.C. in Etruria e nel Lazio.

Secondo un’ipotesi recente il muro eretto agli inizi del III sec. a.C. potrebbe costituire invece un podio per sostenere un luogo di culto.  In Piazza Renzetti due epigrafi ricordano la restituzione a Vetulonia del nome antico. Alla fine di via Garibaldi, la strada principale, prendendo sulla sinistra si arriva al piazzale del cimitero dove si apre l’ingresso all’ area archeologica di Costia dei Lippi.

COSTIA DEI LIPPI. A Costa dei Lippi gli scavi condotti a partire dal 1960 dalla Soprintendenza Archeologica per la Toscana misero in luce una serie di muri di terrazzamento a blocchi regolarmente squadrati ed una strada a lastre poligonali, con orientamento est-ovest, in leggero pendio verso est, in direzione della città. I muri di terrazzamento, precedenti alla strada, sono probabilmente in relazione con le costruzioni di un quartiere abitativo di età ellenistica (III – I secolo a. C.). In prossimità di uno di questi muri si rinvennero infatti frammenti di terrecotte architettoniche, databili al III-II secolo a. C. Non è da escludere però che l’area possa essere identificata con un tratto della cinta muraria, probabilmente proprio in corrispondenza della porta d’ingresso alla città. Da Costia dei Lippi, tramite un viottolo in salita, si accede a Via Case di Siena dove si trova l’ingresso all’ area archeologica di Costa Murata.

COSTA MURATA. La località di Costa Murata, già nota alla fine del XIX secolo, è stata oggetto di scavi fin dai primi anni del ‘900 e successivamente tra la fine degli anni ’60 ed il 1979. Gli scavi hanno portato alla scoperta di una strada lastricata una serie di abitazioni decorate con terrecotte architettoniche databili ad età ellenistica (III – I sec. a. C.). Attualmente è ben visibile un edificio rettangolare riferibile al II-I sec. a.C. da identificare con una domus con ampio atrio e cisterna centrale; intorno all’atrio si dispongono i vani con le aperture collocate a sud. L’area risulta frequentata dalla fine del VII secolo a. C. fino all’età tardo-repubblicana. All’inizio era probabilmente destinata ad area sacra, come fa pensare il ritrovamento di una stipe votiva ricca di ceramiche greche (VI-V sec. a.C.) attualmente esposte al Museo Archeologico di Vetulonia. Proseguendo lungo via Garibaldi, lasciando alle spalle Vetulonia, a poca distanza dal paese, sono visibili lungo la strada i resti dell’area archeologica denominata Scavi Città (Poggiarello Renzetti).

SCAVI CITTÀ. Dal 1893 al 1896 Isidoro Falchi, lo scopritore di Vetulonia, portò alla luce in campagne di scavo successive un’ampia porzione dell’abitato etrusco databile tra il III e la metà del I secolo a.C. Il quartiere era attraversato da una strada basolata, la “via Decumana”, fiancheggiata sul lato destro da magazzini e abitazioni ad atrium (una sala su cui si affacciavano le altre stanze e a cui si accedeva attraverso un ingresso fiancheggiato da due piccole stanze chiamato fauces).

Sull’altro lato della via Decumana si trovano strutture (vasche, pozzi, fognature) relative al sistema idrico e di regimazione delle acque del quartiere. Piccole vie trasversali, “via dei Ciclopi” e “via Ripida”, dividono l’abitato in isolati e si dirigono verso la sommità dell’altura di Poggiarello Renzetti. Lungo la “Via Ripida” è stata riportata alla luce (scavi 1985) una domus con atrio, detta “Domus di Medea” dove sono state ritrovate terrecotte decorative, che illustrano il mito di Medea, esposte al Museo Archeologico di Vetulonia Alla fine della via ripida sono tuttora in corso gli scavi di un’altra grande casa detta “Domus dei Dolii”. Un ampio vano era destinato allo stoccaggio delle riserve alimentari, custodite entro grandi orci (dolia) rinvenuti ancora in piedi e forse (la parte lastricata in pietra) alla produzione di olio. Il vano adiacente C costituiva il triclinium, ove i signori si ritrovavano a consumare i pasti distesi sui letti conviviali (klinai) con arredi marmorei, intonaci dipinti sulle pareti e pavimentazione in coccio pesto; il vano D poteva costituire, l’atrio dell’abitazione, orientato con l’ingresso in direzione della via dei Ciclopi.

Il materiale recuperato (III-I sec. a.C.) consente di fissare la data di distruzione della domus nei primi decenni del I secolo a.C. Tutta l’area fu abbandonata nel I sec. a.C., in seguito ad un incendio di cui rimangono tracce, forse in concomitanza con le azioni di rappresaglia operate da Silla ai danni delle città etrusche che si erano schierate con Mario, all’indomani della sua vittoria nella Guerra Civile. Davanti all’ingresso dell’area archeologica di Scavi Città al di là della strada sono i resti di un grande muro costruito con blocchi di pietra di forma poligonale, forse parte di un muro di cinta o di una struttura di contenimento del quartiere sovrastante.

LA VIA DEI SEPOLCRI. Proseguendo lungo la stessa strada e deviando a destra al bivio segnalato dai cartelli turistici, si imbocca, a sinistra, un sentiero non asfaltato che scende a valle. Siamo sulla “Via dei Sepolcri” che conduce alle tombe monumentali.

TOMBA DEL BELVEDERE. La prima tomba che si incontra, situata sulla sinistra, è la tomba del Belvedere, databile fra la fine del VII ed il VI sec. a.C. Si tratta di una struttura a camera quadrangolare con corto dromos d’ingresso. Si conserva ancora l’architrave, mentre nulla resta del sottostante lastrone di pietra che chiudeva la camera sepolcrale. Nella camera funeraria si aprono piccole nicchie destinate ad accogliere gli inumati. La pseudocupola che ricopriva l’intera costruzione è interamente crollata.

TOMBA DELLA PIETRERA. A qualche centinaio di metri, sulla destra della strada sterrata, è la Tomba della Pietrera. La tomba, che trae il nome dall’uso perpetuato per secoli come cava di pietra, rappresenta il più grande monumento funebre di Vetulonia. Si tratta di un caso anomalo di due tombe sovrapposte: la prima costruzione, quella inferiore con camera funeraria circolare, costruita nel terzo quarto del VII sec. a.C., crollò durante la costruzione o subito dopo, forse per l’utilizzo di materiale non idoneo. Colmata la prima tomba, perché non più utilizzabile, fu intrapresa nell’ultimo quarto del VII sec. a.C. la costruzione di una seconda impostata sopra la prima, con camera quadrangolare e dromos di accesso, alle cui pareti si aprivano due piccole celle contrapposte. La struttura era coperta da una pseudocupola sorretta da un pilastro centrale tuttora conservato; il tutto era sormontato da un tumulo di terra.

​TOMBA DEL DIAVOLINO 2. Continuando lungo la via dei Sepolcri, a circa 400 metri è la tomba del Diavolino 2, coeva alla Tomba della Pietrera. La tomba del Diavolino 1 èstata smontata e ricostruita nel giardino del Museo Archeologico di Firenze alla fine del 1800. La camera sepolcrale è di forma quadrangolare con agli angoli i pennacchi su cui si innestavano i lastroni in aggetto della pseudocupola. La copertura si conserva solo nella parte inferiore, la parte superiore è opera di restauro; ricostruito è anche il pilastro centrale di cui si conserva solo la base in pietra alberese. Si accede alla camera funeraria tramite un lungo dromos in parte scoperto e con porta architravata.

Bookshop

No

Accessibilità diversamente abili

 Non accessibile

Orario

Orari di apertura 

Le aree di Costa Murata, Scavi Città (o Poggiarello-Renzetti) e la Tomba della Pietrera sono aperte dal martedì alla domenica dalle 8:30 alle 16:30 in orario invernale e dalle 9:30 alle 18:30 col cambio all’ora solare.

Prezzo

Ingresso gratuito
Per informazioni: Tel. +39 0564949587 e +39 3316216340
E-mail: drm-tos.areavetulonia@beniculturali.it

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